La storia della tenuta
Negli anni Quaranta la Chiesa del Carmine era circondata da una prospera fattoria, sostenuta dal lavoro di una dozzina di famiglie, ricoperta di vigneti, olivi secolari, varie colture di cereali, e alimentata da una diga di dimensioni considerevoli. Verso la fine degli anni Cinquanta, per il fenomeno dell’urbanizzazione, tutte le proprietà nella valle erano ormai state abbandonate dagli abitanti che avevano preferito lasciare la campagna per andare a cercare rifugio nelle comodità della vita moderna e nelle opportunità di lavoro offerte dalla città e dal fiorente proliferare delle industrie.
Tristemente, all’epoca in cui gli attuali proprietari decisero di acquistare la tenuta, il 2009, la terra era caduta in uno stato tale di abbandono da renderla inospitale e a rischio di calamità naturali. Decenni prima, le case sparse nella valle erano occupate da mezzadri, e la maggior parte di esse ospitava un minimo di 12 inquilini, che vivevano al piano superiore delle abitazioni, lasciando il piano terra agli animali, capaci generare il calore convogliato verso l’alto e usato come riscaldamento domestico. La sussistenza dei contadini si basava sul lavoro agricolo, la produzione di vino, e di olio, e tutti i profitti venivano distribuiti secondo un rapporto 60/40 coi proprietari terrieri, mentre i costi di gestione venivano divisi equamente. Al centro della valle c’era la Chiesa del Carmine, dove amici e familiari si ritrovavano la domenica per trascorrere insieme le loro giornate di relax.
Oggi, i terreni stanno pian piano recuperando l’antica produttività, e sono stati eseguiti numerosi lavori di rinnovamento infrastrutturale. Si è scelto di seguire le regole dell’agricoltura biologica, se non altro perché tutte le strutture che occupano la valle si approvvigionano dell’acqua piovana che riempie le falde sotterranee, e vogliamo assolutamente evitare il rischio di portare in tavola acqua non pura e contaminata da prodotti chimici.
Il vecchio vigneto puntellato dai pali in calcestruzzo è stato smantellato nel 2011, e la terra è stata preparata per accogliere il nuovo, che ospita Sangiovese, Sagrantino, Merlot, Cabernet Sauvignon e Trebbiano Spoletino. L’antico oliveto ultrasecolare è stato potato e rifertilizzato, così da poter tornare a produrre il delizioso olio che potete consumare durante il vostro soggiorno. I pascoli sono stati seminati per la coltivazione di erba medica, tagliata e imballata due volte all’anno da contadini della zona. L’erba viene usata come nutrimento per gli animali dal pastore sardo che produce gli straordinari formaggi biologici che usiamo nelle degustazioni di vino e olio in Vineria.
La diga, costruita originariamente nel 1959, ma malfunzionante, è stata rifoderata con strati di bentonite che consentono oggi la corretta raccolta dell’acqua. I ruscelli che alimentano il bacino idrico sono stati ripuliti, così che i 1000 millilitri di acqua piovana che cadono nella valle ogni anno possono essere disposti per l’irrigazione delle coltivazioni. La diga è abitata da numerose specie di pesci, temporaneamente trasferiti in un altro bacino per tutta la durata dei lavori sostenuti per ammodernare la vecchia conca.